SUPERSANTOS, il cortometraggio


mercoledì 14 maggio 2008

Giro di Lune tra Terra e Mare

DOPO 10 ANNI LA PRIMA PROIEZIONE A POZZUOLI


Il film di Gaudino fa vibrare tutte le tre corde che, per dirla con Ungaretti, un'opera d'arte dovrebbe toccare. La potenza evocativa di un passato "pesante" ma logoro, rantolante, disperso, quale quello dei Campi Flegrei e di Pozzuoli in particolare, viene resa con una cifra stilistica che rifugge da ogni tentazione didascalica o melanconica, archeologica o pseudo mitologica, anzi. La specificità del linguaggio filmico nella "forma" utilizzata dal regista realizza una riduzione della sequenza scenica a frammenti di fotogrammi che richiamano schizzi o cartoni preparatori per un grande affresco di una storia mai narrata. Si, perché mai narrata con tale incisività la vicenda dello sgombero del rione Terra che ha dato il colpo di grazia all'identità della comunità puteolana. Ma su questo tema torneremo in seguito.

La pellicola emoziona e questo è il suo principale pregio. Ci riconosciamo nelle vicende della famiglia Gioia e condividiamo l'attaccamento alle radici, alla volontà di non strappare il cordone ombelicale con la terra, con quel genius loci che alimenta e permette la vita virtuosa e l'evoluzione legittima della comunità. La narrazione si muove in un continuum spazio temporale sorprendente, rendendo le figure storiche o mitologiche quasi parte della famiglia e inevitabilmente restie all'oblio, mai rassegnate a seguire un destino segnato da ordinanze e dazebau scritti in burocratese contemporaneo, lingua che, a dispetto di altre ben più ricche e poetiche, tarda a morire.

E poi il film comunica. E dicono molto anche le vicende legate alla sua distribuzione. Solo adesso, dopo 10 anni dico 10 anni dalla presentazione a Venezia nel '97 e premi e consensi raccolti in tutto il mondo, Giuseppe Gaudino riesce a presentare il suo film nella sua città. Fatto assolutamente sconcertante ma che ricalca l'oblio indotto e il depauperamento culturale nel quale siamo ridotti a vivere. L'abbandono e la sistematica sperequazione del territorio ha prodotto i "carri armati", il "lotto delle mutande" un sistema abitativo e territoriale legato esclusivamente a scelte urbanistiche opportunistiche e funzionali ad un decisionismo politico scellerato che ha troncato la vita della comunità e drasticamente compromesso l'enorme patrimonio storico, culturale, ambientale dei Campi Flegrei. Che fine ha fatto la bellezza?

Ma, attenzione, Gaudino con enorme sforzo creativo ricuce i pezzi di una memoria che affiora a tratti, che riesce a farsi sentire ancora e ci urla a bassa voce che è possibile, doveroso, evitare che la storia si ripeta. Abbiamo perso il rione Terra e i pescatori, ci hanno tolto le fabbriche e gli operai, per 3000 vani fatiscenti di via Napoli si è costruito un mega quartiere di 33000 vani a Monteruscello, via Napoli non si è messa in sicurezza ma si è triplicato il numeri dei vani occupati da nuovi immigrati che hanno speso 4000, 5000 euro al metro quadro per restare prigionieri di automobili e lamiere senza poter uscire o tornare a casa da maggio ad ottobre e tutti i weekend dell'anno. il mare poi…

È in itinere il progetto curiosamente denominato "Compendio Rione Terra - Porto", redatto dalle S.p.A. Itainvest e Fimoper, che in un'accorata e lucida denuncia, Raffaele Giamminelli definisce "intervento nefasto per i Campi Flegrei, simile a quello tentato nel 1918 dal faccendiere Carlo Enrietti che, mediante una poco pulita convenzione con lo Stato, distruggeva tutto il golfo di Pozzuoli e la mitica costa con imponenti opere portuali. Per fortuna, grazie ad un gruppo di autorevoli "pozzolani", tra i quali lo storico Raimondo Annecchino e il senatore a vita Vincenzo Cosenza, la speculazione fu sventata." Difficile saperne di più, difficile anche sentirne parlare. Si sa poco anche della ventilata riconversione dei suoli rivieraschi della Sofer. È plausibile temere che quello che proporrà la Waterfront Flegreo S.p.A. diventi legge silenziosa e condivisa da lobby e politici di entrambi gli schieramenti, a discapito di quella democrazia partecipata a cui dovrebbero aspirare i nostri amministratori, memori distratti di un'antica rocca pre-romana denominata Dicearchia.

Ricordiamoci che gli imprenditori di oggi non sanno manco chi fosse Adriano Olivetti e che intellettuali, studiosi e dirigenti pubblici poco fanno e niente incidono. Una speranza è stata accesa dalla direzione del Parco dei Campi Flegrei che si è decisamente schierata contro il tentativo di riaprire la ferita mai rimarginata dei Pisani. Cosa può dire il Parco sulle sorti del rione Terra, del molo Caligoliano, delle aree costiere ex industriali? Cosa può fare il Parco per riannodare l'identità di una comunità espropriata?

Il film di Gaudino e di Isabella Sandri, produttrice e co-sceneggiatrice, dovrebbe essere proiettato 24 ore al giorno tutti i giorni in una sala pubblica puteolana. Le loro immagini devono ispirare a tutti noi figure di una giovinezza spirituale ritrovata, di speranza e scossa sismica che ci sbatta fuori dall'ignàvia. Non chiudiamo l'ultima finestra sulla Darsena.


Luciano Marini

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