SUPERSANTOS, il cortometraggio


lunedì 20 ottobre 2008

Un altro modo è possibile

Manifestazione al Cinema Sofia a Pozzuoli per il riciclaggio dei rifiuti.

Alcune associazioni dell’area flegrea hanno contribuito alla organizzazione della manifestazione “un altro modo è possibile” che si svolgerà al Sofia il 23 ed il 30 ottobre, per proporre un alternativa al piano governativo e al piano regionalefatto essenzialmente, anche quest’ultimo, di discariche ed inceneritori, (5 per il governo! Due, no tre, ..forse 4…. per la regione!!). La giornata del 23 prevede la proiezione del film di Al Gore “una scomoda verità”, ci saranno due proiezioni, una alle 18,30 e l’altra alle 20,30.
La giornata del 30 prevede la presenza di Paul Connet, massimo guru della strategia “Rifiuti zero” e Carla Poili, un imprenditrice di Treviso che “guadagna” con il riciclo, riuscendo nella sua azienda a riciclare fino al 99%, perfino i famosi pannolini non riciclabili, rendendoli sabbia da costruzione per manti stradali, panchine e materiale per l’edilizia. Quindi niente inceneritori e solo un 5% di inerte in discarica!( E’ importante valutare il fatto che che l’imprenditoria campana non è chiamata al “banchetto” degli inceneritori e quindi è molto “sensibile” ad alternative imprenditoriali quali l’impianto di vedelago della Poli…..infatti la signara avrà un incontro con gli industriali tramite il forumrifiuticampania il giorno 22).
Prima del dibattito ci sarà un apertura comica con teatro satirico di Edoardo Ammendola, sono previste installazioni artistiche a tema e un “laboratorio” per i bambini…..foto, video e punto informativo.Sono stati invitati i sindaci dei comuni flegrei, la provincia di napoli e l’assessore Ganapini.

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Ragni, celle e sculture sospese Il mondo al femminile di Bourgeois



ARTE - RECENSIONI




RETROSPETTIVE


Ragni, celle e sculture sospese


Il mondo al femminile di Bourgeois


Al Museo di Capodimonte, a Napoli, una mostra celebra la scultrice franco-americana, icona della modernità. Oltre sessanta opere, compresi due inediti, ripercorrono la sua lunga e versatile carriera

di LAURA LARCAN




NAPOLI - "Il ragno è un'ode a mia madre. Lei era la mia migliore amica. Come un ragno, mia madre era una tessitrice. La mia famiglia era nel settore del restauro di arazzi e mia madre si occupava del laboratorio. Come i ragni, mia madre era molto brava. I ragni sono presenze amichevoli che mangiano le zanzare. Sappiamo che le zanzare diffondono malattie e per questo sono indesiderati. Così, i ragni sono protettivi e pronti, proprio come mia madre". Per questo non stupisce che Louise Bourgeois, una delle più grandi scultrici dell'epopea contemporanea, franco-canadese dall'indole elegantemente provocatoria e concettualmente irrequieta, classe '11, che ha cavalcato l'euforia femminista con arguta teatralità prediligendo un linguaggio dall'erotismo sornione filtrato da una vena di surrealismo disinibito, abbia portato nel cortile centrale del Museo di Capodimonte il suo monumentale ragno, il suo adorato - e adorabile - Spider di acciaio inox e marmo, alto nove metri, sulle sue filamentose tredici zampe.


LA GALLERIA FOTOGRAFICA


E' il grande ragno, chiamato "Maman", opera del 1999, già esposta nella Turbine Hall della Tate Modern di Londra, a dare il benvenuto ai visitatori della sua antologica, la prima mai organizzata in Italia - lei che è stata la prima americana vivente a ricevere l'omaggio di una retrospettiva all'Hermitage di San Pietroburgo nel 2002, e che nel 1993 rappresentava gli Stati Uniti al Padiglione Americano della Biennale di Venezia - nelle sale della reggia di Capodimonte, dal 18 ottobre al 25 gennaio, in un confronto schizofrenico ma a tratti spettacolare, con i capolavori storici dell'istituzione museale. La mostra, curata dallo studio Bourgeois, raccoglie una sessantina di opere che raccontano tutta la parabola della sua lunga e versatile produzione, dal secolo scorso fino ai lavori più recenti, incluse due nuove installazioni della celebre serie delle "Cells", mai esposte prima, che danno il senso formidabile della molteplicità di tecniche sperimentate, compresa la grafica, di soluzioni formali e di materiali giocati a dismisura nella sua arte, che l'hanno resa una vera icona della modernità.




Una creatività, quella della Bourgeois, animata dalla conflittualità con il proprio presente, segnata dal "bisogno - osserva Achille Bonito Oliva - di ribaltare attraverso la creazione un sistema sociale e morale che vive un sistema di regole maschiliste". Ma anche dal "confronto con la storia, che è quella del proprio passato ma anche dell'arte visiva da cui il suo lavoro proviene". Dichiara l'artista: "E' solo attraverso la mia opera che comunico col mondo. E' l'unico modo che conosco e l'unico che mi interessa conoscere. Per comunicare ci devono essere un mittente e un destinatario. Io sono il mittente e quel che pensa il destinatario non è un problema mio. Dico quel che devo dire e avvenga quello che deve avvenire".




Louise Bourgeois nasceva a Parigi nel 1911, si sposò con lo storico dell'arte americano Robert Goldwater, con cui si trasferiva a New York nel 1938 (dal '55 sarà cittadina americana). Fu qui, nella Grande mela, che cominciò la sua carriera artistica vera e propria, debuttando con la prima mostra nel '49. La sua sensibilità rimane sempre ossessivamente vincolata ad un senso scultoreo dell'arte, pur concedendosi l'estro di sperimentare tecniche diverse. Le sue soluzioni formali, figlie di una forte identità femminile, iper-femminista, inseguono le bizzarrie dell'eros così come il senso simbolico della metamorfosi, sviluppando un'ossessione iconografica verso fallo maschile e la "casa" che diventerà il suo tema universale per le installazioni. I suoi materiali cambiano quasi con le stagioni, c'è il legno, morbido e maneggevole che viene dipinto, il bronzo e il marmo, quello di Pietrasanta, località prediletta dove continuerà ad andare con regolarità dal '67 al '72, fino al lattice e al tessuto.



Una svolta singolare, nel 1980, avviene con l'acquisizione dello studio di Brooklyn al 475 di Dean Street. Si trattava in origine di una fabbrica di indumenti di cui l'artista ereditava anche il contenuto, tutta una serie di macchine da cucire, mobili, porte e scaffali, che poi inserirà in parte in alcune opere future. Lo spazio architettonico dello studio, enorme e per questo permetterà alla Bourgeois di lavorare a opere di grandi dimensioni mai affrontate fino ad allora - è una sorta di labirinto, con cinque ingressi e una scala elicoidale, quella stessa scala che oggi è incorporata in "Cell (The Last Climb)", l'installazione inedita del 2008, presentata per la prima volta in mostra, nella sala di Luca Giordano, che diventa una sinfonia immaginifica dello scorrere del tempo e della vita. Le pareti sono una sottile recinzione di metallo, una scalinata a spirale è posta al centro, a segnare il baricentro esatto della cella si innalza come una guglia un palo circolare che attraversa l'apertura rotonda del tetto della cella, aperto, come la cupola del Pantheon, piccole sfere di vetro trasparente di diverse sfumature di blu pendono nello spazio come lanterne cosmiche, mentre due grandi sfere di legno piene giacciono al suolo.




"Louise Bourgeois - commenta il soprintendente Nicola Spinosa - ha saputo fissare in oggetti e immagini di forte intensità visiva e in materiali che attengono direttamente al nostro quotidiano la condizione esistenziale che, se è soprattutto della donna, è anche di tutti noi, senza differenza alcuna di sesso e di razza, di religione e di cultura". E la sua ricerca sempre tesa a scandagliare i traumi, le paure, le sofferenze umane, viene ripercorsa dalle sculture sospese (hanging sculptures), realizzate dagli anni '60 ad oggi, come il famoso "Arch of Histerya" (1993), mentre nelle vetrine della Wunderkammer al piano nobile del museo, in un affascinante confronto con i preziosi manufatti dell'antica e celebre raccolta di Casa Farnese, sfila una preziosa raccolta di lavori di piccola dimensione. Ed ecco, in una delle sale della pittura del Seicento napoletano, accanto alle due versioni dell'Apollo e Marsia firmate da Jusepe de Ribera e Luca Giordano, la cell "Peaux De Lapins, Chiffons Ferrailles A' Vendre", espressione, in una poetica inquietante e irriverente, delle sue dolorose ossessioni. Una stanza metallica, dove un sacco rosa pallido e pezzi di tessuto traslucido color carne circondano una colonna segmentata di marmo bianco e luminoso che si erge dal pavimento e termina con una sorta di corona di pelliccia. Forme nere sono appese capovolte al soffitto, richiamando alla mente pensieri di morte, disperazione o semplicemente rimpianto. Come dice la stessa Bourgeois: "Voglio condoglianze per quello che ho perso per sempre, voglio conforto per quello che lo sostituirà: l'eterna speranza è sempre una delusione ma resta invitta. È uno stato di lutto eterno inframmezzato da desolata disperazione, nuove ambizioni e sublimazioni".




Notizie utili - "Louise Bourgeois a Capodimonte", dal 18 ottobre al 25 gennaio, Museo di Capodimonte, Via Miano, 2, Napoli. Organizzazione e comunicazione Civita.


Orari mostra: 10-19, museo: 8.30-19, mercoledì chiuso.


Ingresso: integrato mostra/museo intero: €9, ridotto: €4,50


Informazioni: tel. 848800288


Catalogo edito da Electa Napoli.



Inserito da <http://www.repubblica.it/2008/10/sezioni/arte/recensioni/bourgeois-capodimonte/bourgeois-capodimonte/bourgeois-capodimonte.html>

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Da Sei Nobel appello per Saviano

Da Gorbaciov a Pamuk, lottiamo per lui


(ANSA) - ROMA, 20 OTT - Sei premi Nobel firmano un appello per lo scrittore Saviano perche' lo stato faccia ogni sforzo per proteggerlo lottando contro la camorra.

Dario Fo, Mikhail Gorbaciov, Gunter Grass, Rita Levi Montalcini, Orhan Pamuk e Desmond Tutu sottolineano che 'e' intollerabile che tutto questo accada in Europa nel 2008'. I 6 Nobel ricordano come Saviano sia costretto ad una vita clandestina per aver scritto 'Gomorra','mentre i capi della camorra,dal carcere,continuano a inviare messaggi di morte'.

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AMARAMACA


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