SUPERSANTOS, il cortometraggio


mercoledì 1 ottobre 2008

Castel dell'Ovo - Mostra Personale: Enza Polito

Mostra Personale: Enza Polito

dal 2 al 10 ottobre 2008

inaugurazione 1 ottobre 2008 alle ore 17,00. 

 
 

 
 

LA PIETRA CHE PARLA Rino Mele

 
 

Niente è più difficile da fotografare di ciò che è inorganico. Le pietre non hanno volto, non ti guardano (per farsi guardare), sono al di là del fotografo e di qualsiasi ipotesi di sguardo: ciò che è inorganico sfida la vita dal suo rovescio. Il fotografo è bloccato dall'assoluta mancanza di reciprocità, si trova solo, sbranato dall'attimo che gli precipita addosso. Così Enza Polito (che tratta gli animali e gli uomini come fossero morti) ora che si è trovata davvero di fronte a quelli che sono passati oltre e di cui le pietre sono un perfetto riscontro -copia e ritratto insieme- ha mostrato nel suo lavoro l'ansia di una profonda pietà, ne ha tratto graffiati volti e grida. Sabbia diventata dura, acqua del deserto prosciugata dai millenni, pietra fresca come un'anima, davanti ad essa Polito ha piegato la sua attenzione, il dolore di guardare chi non avrà mai gli occhi per rispondere. Il fotografo scava nell'altro lo sguardo che quello non sa di possedere, ne fa una grande maschera funebre. Così ora Enza Polito chiede alla pietra di scivolar via dalla sua fissità, di mostrarsi docile come una voce stregata da improvviso desiderio. Le fotografie di questa mostra sono gli esiti di una ricerca faticosa, le stazioni di un cammino nel regno delle ombre. Se analizziamo il suo privato lapidario siamo sorpresi di come Enza Polito crei della pietra sempre una scena tridimesionale: i suoi quarzi, le sue arenarie non sono superficie ma fiume e deserto insieme: non troviamo, in queste fotografie, segnali di confine, elementi che facciano da cornice ma solo pietra, e pietra, e i segni che la rendono desiderabile, e ne esaltano la seduzione. Della pietra fotografa l'indicibile vibrazione, ciò che l'allontana dalla fissità, gli arabeschi del tempo, rami sommersi che non conosceranno il gonfiarsi nella pioggia. Sembra di vederla questa così brava fotografa, testarda davanti a quegli oggetti immemori, una grande lastra pungente, una parete scistosa, crearsi un varco che l'allontani dalla patologia del tempo e sentirsi, nel guardare, affrancata dal dolore. Così, catturata dalla bellezza dei segni muti che le stanno di fronte, tenta con essi il dialogo, fugge dalla fissità con cui Medusa si fa pietra (il mito di quest'ultima sembrerebbe indicare il cammino inverso, ma è solo se stessa che Medusa insegue, la richiesta di pace si torce come fiocina nel suo petto, è per sé la violenza con la quale cancella gli occhi e la voce).

 
 

Resta da spiegare l'origine del titolo, La pietra che parla. L'ho tratto da una delle più belle canzoni di Dante, Al poco giorno ed al gran cerchio d'ombra. Dante grida la durezza di un amore crudele, la sfida ultima per cui impallidisce, i graffi della silice in cui si spezza il suo desiderio: E il mio disio però non cangia il verde, / sì è barbato nella dura pietra / che parla e sente come fosse donna.

 
 

CASTEL DELL'OVO

via Caracciolo, Borgo Marinari Tel. 0812400055

info: casteldellovo@comune.napoli.it

Ingresso gratuito

feriali ore 9,00 - 18,00

domenica e festivi ore 10,00 - 14,00

 
 

Come si raggiunge: con autobus 140, R3

 
 

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